città per baciarsi

Scheda/1 Il piano strutturale La Regione Toscana varò nel 1995 la legge n° 5 che definiva i Piani Strutturali come nuovi strumenti di pianificazione urbanistica dei territori . Quella legge decretò così la riforma dei Piani Regolatori Generali per superare la rigidità eccessiva delle procedure che troppo spesso costringevano ad un disegno del territorio a tavolino. Uno strumento, in sostanza, troppo burocratico e costretto ad un iter di approvazione estremamente lungo e lento, tanto che a Scandicci, per varare il vecchio Piano Regolatore, furono necessari, dal momento iniziale a quello conclusivo, quasi dieci anni. La prima fase del lavoro sarà dedicata ad una serie di analisi territoriali, socio-economiche e demografiche che costruiscano il quadro d’insieme. Congiuntamente verrà sviluppato, attraverso il coinvolgimento dei principali attori del territorio (in forma singola e associata), un documento strategico che conterrà gli assi di sviluppo e gli aspetti invarianti dell’intero territorio. Seguirà il lavoro sul regolamento urbanistico che riguarderà essenzialmente gli interventi possibili sul sistema esistente, ed un lavoro, più specifico ed operativo, sul nuovo centro della città, che potrà materializzarsi con i primi elementi architettonici del progetto di stazione della tranvia. | |
Scheda/2 La città partecipe e informata Lo dicono già titolo e copertina "Cambiare insieme la nostra città che cambia". Insieme, appunto, nel segno del dialogo sociale e del coinvolgimento cittadini. Per Scandicci, un metodo per altro non nuovo e che l'Amministrazione ha già sperimentato con il forum “Scandicci città sperimentale” e con l'iniziativa di urbanistica partecipata nel quartiere di Vingone. Metodo che Gheri riconferma quando dice che "nella fase di elaborazione del Piano verrà praticata una forma di “ascolto attivo” dei cittadini, delle associazioni sociali ed economiche, degli operatori economici più significativi, delle organizzazioni sociali, attraverso la creazione di workshop, di specifici gruppi di lavoro e di focus group strategici, coordinati dai nostri consulenti e da altre specifiche competenze accademiche". Dentro a questo percorso anche le scuole. Alcune classi delle scuole medie, un rapporto già avviato per ricevere da loro "un contributo alla costruzione di una città sostenibile dei bambini e delle bambine". Gli studenti delle superiori, coinvolti in un lavoro sui bisogni del mondo giovanile, e quelli del Newton-Russell impegnati in attività più “operative” con ricerche sul patrimonio abitativo. A tutti gli altri, la città dei cittadini e degli operatori economici, Gheri pensa di rivolgersi con una strategia di comunicazione ed informazione "capace di incidere sulla visione che i cittadini hanno della propria città e suscitare una sentimento empatico al cambiamento". | |
Scheda/3 La dimensione di quartiere "Per costruire una città la cui vestibilità meglio si attagli alle differenti "corporature" dei suoi segmenti sociali, la dimensione di quartiere è una delle misure da tenere in conto per affrontare sia la tendenza all’invecchiamento della popolazione che le esigenze poste dai bambini e dai ragazzi". La Relazione del vicesindaco ed assessore all'urbanistica dedica un capitolo alla valorizzazione della dimensione di quartiere senza per questo affermarne la loro autosufficienza. E siccome dentro lo spazio urbano 'quartiere' "è più facile, a piedi o in bicicletta, fare la spesa, riscuotere una pensione, andare dal medico o al giardino per giocare o leggere il giornale", dice Gheri, "anche attraverso forme di progettazione partecipata, dovremo prevedere incentivi per interventi di reinvenzione e di riqualificazione del tessuto già urbanizzato e di ricucitura e completamento anche con nuove edificazioni". |
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