lunedì, luglio 03, 2006

periferie

22 Gennaio 2006

PERIFERIE
Il punto di partenza è la Francia, dove l'esplosione delle periferie si inserisce in una lunga tradizione di rivolte sociali. Architetti, sociologi, economisti, geografi, artisti ne discutono per studiare il tessuto urbano e la sua evoluzione, per capire il fenomeno ed arrivare a conclusioni spesso contradditorie.
Per alcuni non è vero che tutta le periferie sono brutte, che ovunque si vive male e ci si sente degli emarginati, degli esclusi.
Per altri sono da considerarsi comunque e sempre luoghi di conflitto e di contrasti, difficili e inabitabili. Nella querelle tra i diversi punti di vista ne esce che le periferie non sono più disposte ai margini della città, ma si possono trovare dappertutto anche all'interno della città stessa. La distanza non è più solo geografica, perché chi le abita finisce per interiorizzare quella linea invisibile che le separa dagli altri quartieri.
Affidarne il restyling a grandi firme, abbattere per ricostruire da zero, abbellirle, rinverdirle, farne dei parchi culturali...Per viverci meglio.
A Milano fino al 29 gennaio, Palazzo Reale ospita un itinerario di paesaggi, architetture, volti, una mostra organizzata dalla Federico Motta Editore.
Da un secolo a un altro. Da Sironi al presente. Dalle periferie desolate e abbandonate di ieri, a quelle contemporanee. Una sorta di contrappunto visivo reso grazie alle incursioni dentro il paesaggio urbano del fotografo Francesco Iodice.
Un parallelo tra due artisti, tra i luoghi di Costant Permeke e quelli di Mario Sironi, per evidenziare analogie e differenze, affinità e distanze. Quelli che si vedono non sono luoghi di alienazione del proletariato urbano, ma simbolo della modernità. Dove le fabbriche sono viste come nuove cattedrali dell'età industriale.
Se alcune periferie di oggi non sono altro che deserti costruiti, cubi abitativi, condomini dormitori, altre offrono attrezzati e piacevoli spazi per il tempo libero, e una buona qualità della vita perchè libere dal traffico e di facile e veloce accessibilità.
La mostra di Palazzo Reale è stata anche occasione di incontro per affrontare l'argomento partendo da esperienze e punti di vista differenti.
Le belle periferie che abbiamo incontrato nel nord Europa parlano di materiali ecocompatibili e risparmio energetico, di spazi verdi, di infrastrutture e servizi, di soluzioni costruttive intelligenti che si traducono in edifici piacevoli e umani nelle dimensioni, dove si abita e non si viene immagazzinati, dove il disagio e il malcontento possono essere visti solo come un pretesto per creare disordini. A prescindere.
A Lione, in Francia un quartiere popolare è stato trasformato in museo a cielo aperto.
Per celebrare un illustre cittadino, l'architetto Tony Garnier, ma anche per ridare dignità a chi lo abita.
I problemi sociali paiono scomparire dietro a facciate ridipinte, muri affrescati, palazzi decorati, abbelliti, rivivacizzati con una mano di colore.
Agli architetti non bisogna attribuire responsabilità politiche, altrimenti si da loro un potere sulla società che in realtà non hanno mai avuto.


pagina nera
PERIFERIA AL CENTRO

Al centro dell'attenzione della municipalità, della politica e naturalmente...dell'economia.
Se c'è un centro è inevitabile che ci sia una periferia. Il centro è prestigio, è immagine, è possibilità.
La periferia è la negazione di queste cose, ma è anche scempio architettonico, degrado e assenza, a volte, di tutto.
Coloriamole, piantumiamole, organizziamole...saranno più belle: sono le promesse di nuovi Sindaci, Assessori all'Urbanistica e alla Cultura.
Abbattiamole, ricostruiamole, firmiamole...saranno più belle: promettono immobiliaristi, imprese, banche e politici sotto elezioni.
Due strade che non allontanano il problema già esploso a Parigi.
Qualche segnale però viene già dalla moda.
Importanti showroom lasciano il centro per spazi più ampi, meno costosi e più facili da raggiungere.
Seguono giovani imprenditori, artisti, grafici, fotografi e ancora librerie, gallerie, ristoranti etnici e bar per illuminare il buio della sera.
Quindi...
Tante realtà, tanti ritrovati interessi, in periferia come in centro.
E' stato Giorgio Armani il primo a dare un segnale forte, qui a Milano.
Nella zona ex industriale di Porta Genova, ha portato il centro...lo hanno seguito in molti.

Fabrizio Pasquero